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Vacanze in famiglia all’estero

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Ciao a tutti, sono tornata dalle vacanze, contenta di aver visto posti nuovi. Tre anni fa siamo stati a Minorca, l’anno scorso a Formentera con visita a Ibiza, quest’anno ci toccava Maiorca. Quando scegliamo una meta vacanziera la prima cosa che ci sta a cuore è il mare. Quello delle isole Baleari è azzurro cristallino, pulito e poetico. Abbiamo scelto queste mete per conoscere posti di mare vicino a Barcellona e la loro cultura. Andando a Maiorca abbiamo preso il volo più corto della storia, venticinque minuti, neanche il tempo di bere qualcosa! A Minorca e a Fortmentera ci abbiamo lasciato il cuore, tanto sono belle e immerse nella natura. Maiorca pure ci è piaciuta a livello naturalistico, ma il lato negativo è che ha un eccessivo turismo di massa. Troppi edifici adibiti a hotel, enormi, bianchi, che deturpano il paesaggio in modo aggressivo. Li chiamavo “gli obbrobri”. Mi domando chi gli abbia dato i permessi per un’edificazione così massiccia e innaturale? Come vi immaginerete queste mie vacanze le ho passate tutte in famiglia, da sola con mio marito e con i miei due bimbi, da sola all’estero. La modalità di fare le ferie da mamme cambia parecchio, questo lo dico alle donne che stanno per partorire o che da poco sono diventate mamme. Mi potrete dire:”certo, me lo immagino”, ma credetemi una cosa è immaginarlo, un’altra è viverlo. A me prese un colpo quando, ormai più di quattro anni fa, feci la prima volta le vacanze da mamma. La mia bimba all’epoca aveva dieci mesi e necessitava attenzioni. Subito mi resi conto che era finito il lungo periodo di tranquillo riposo al sole. Sia mio marito che io ci rendemmo conto che dovevamo fare i turni per tuffarci al mare e soprattutto per prendere un po’ di sole sdraiati. Mi ricordo che quell’estate discutevamo spesso, ci sentivamo nervosi, avevamo capito che la nostra modalità vacanziera era cambiata. Ci volle del tempo per ripristinare un nuovo equilibrio vacanziero per farci rientrare del riposo pure per noi, una nuova modalità di vacanza. Il vecchio equilibrio si era rotto, ora bisognava crearne un altro. E così fu. Si dice spesso che il tempo ci assiste e ci aiuta a comprendere e ad accettare meglio i nuovi eventi. Anche nel mio caso di mamma all’estero fu così. Credo che ciò valga per la maggior parte di quelle famiglie che decidono di fare le vacanze da soli, di conseguenza senza supporti esterni che possano aiutarli a godere di un tuffo in coppia, tipo nonni, zii o amici. Dopo cinque anni la nostra modalità di vacanza è cambiata. Adesso che i miei bimbi hanno una quattro anni e mezzo e l’altro due anni e mezzo ho notato un significativo cambiamento, per quanto piccolo. Insomma, avanziamo piano piano, ma migliorando. Quest’anno al mare per la prima volta giocavano da soli, si intrattenevano alcune mezzore facendo giochi con la sabbia o di fantasia. Che conquista per mio marito e per me! Posso dire che questa volta ci siamo abbastanza riposati, che è vero che le situazioni cambiano e che bisogna essere molto pazienti. Il mio consiglio è siate fiduciosi, non spazientitevi con i vostri bimbi se non potete rimanere sdraiati a prendere il sole o a leggere un buon libro (quanto mi manca) come facevate prima di essere genitori, ricordatevi che ora le priorità sono altre, che nella coppia è meglio aiutarsi ed essere collaborativi più che rinfacciarsi i minuti spesi al sole di uno piuttosto che dell’altra. Secondo me per trovare un buon equilibrio in famiglia e nella coppia è bene sapersi organizzare. Mio marito spesso mi chiama simpaticamente “generale”, nel senso che organizzo la giornata dei bambini in modo rutinario, scandito da orari abbastanza ripetitivi che cerco di fare rispettare allo scoccare delle apposite sveglie. Ora vi spiego. Uso queste sveglie per scandire dei cambi di attività, per esempio la sveglia per andare a dormire, la sveglia per fare il bagno al mare, la sveglia per spegnere la televisione. Ho inventato questo sistema di sveglie e per ora funziona. I bimbi hanno accettato il suono della sveglia come la fine dell’evento e il cambio per una fase successiva. A volte dico che quella sveglia è come lo schioccare delle campane di Cenerentona, che a mezzanotte scandiscono la fine del ballo, è ora di spegnere tutto o di cambiare attività, di fare altro, nel caso di Cenerentola di tornare a casa. In questo modo i bimbi accettano senza piccoli traumi di passare da una fase a un’altra e non fanno i capricci. Nel caso delle vacanze ciò mi ha aiutato, come vi dicevo, per quando i bimbi dovevano fare il bagno dopo le due ore dal pranzo e per andare a dormire. Mia figlia giocava sulla spiaggia, poi ogni tanto veniva e mi chideva: “quando suona la sveglia?” Accettava così di buon grado il fatto di dover aspettare la svglia per fare di nuovo il bagno al mare. Per quanto riguarda la sveglia per andare a dormire, questo anno siamo stati più flessibili. Se l’anno scorso in vacanza suonava alle ore 19:30, come durante l’inverno e si andava subito a dormire, questo anno invece quando suonava ricordavo ai bimbi il suo significato, o meglio, che sarebbero dovuti andare a dormire, ma poi allungavo il tempo. Era la prima volta che lo facevo, ma ho pensato che i bimbi erano più grandi e che poi stavamo in vacanza. Insomma piccoli grandi progressi, ci vuole molta pazienza, ma poi piano piano si ritorna a fare le attività di prima, certo con scenari diversi, da genitori, con una consapevolezza diversa, che fa crescere pure noi.

Minorca, settembre 2016

Vi segnalo questa tenda da spiaggia, mi è capitato spesso di vederla, mi sembra un ottimo sistema alternativo all’ombrellone per fare riposare i bimbi piccoli o farli giocare tranquilli. Voi che ne pensate?

Mia figlia cammina a Formentera, luglio 2018

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Passeggiata a Ibiza, le impronte delle mani di attori e attrici, luglio 2018

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Una palma a Palma di Maiorca, luglio 2019

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Chiara Elia

Nasco a Roma il 18 gennaio 1980. Ho due bambini piccoli, una femmina e un maschio. Sono laureata in Sociologia indirizzo di Comunicazione e Mass Media (tesi di laurea in Sociologia della Famiglia). Ho pubblicato tre libri di poesie, due di favole e un romanzo. Vivo a Barcellona dal 2013. Parlo italiano, inglese, spagnolo e catalano. Ho studiato danza flamenca per più di dieci anni.

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