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Una mamma all’estero studia la cultura del posto

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Stavo pensando che oggi quasi dopo un mese che ho aperto con passione questo blog vi ho parlato poco di me, a parte un primo articolo di presentazione. Così eccomi qui a scrivere che oltre a essere una donna con la passione per la scrittura sono anche una mamma all’estero che studia. Studiare cosa, vi chiederete? Brevemente vi spiego come mi sono formata e poi mi piacerebbe illustrarvi meglio la mia mission, o meglio, il perché di questo blog, quali sono i miei valori di persona, di mamma e di italiana all’estero. Ma andiamo per ordine. Ora che ci ragiono, questo è il primo articolo di vari che vorrò scrivere a riguardo. Insomma partiamo dall’inizio e piano piano, articolo dopo articolo, giorno dopo giorno vi spiegherò meglio chi sono e come la penso. Si può dire che stiamo ai primi appuntamenti. Ora andiamo un po’ indietro e parliamo di formazione. Ho studiato al liceo classico, da qui la mia passione per la letteratura, per la lingua greca antica e per il latino. La lettura e la scrittura mi hanno sempre entusiasmato. All’università avrei voluto scegliere psicologia e altre facoltà come filosofia, Accademia di Belle Arti, ma alla fine ho scelto Sociologia con indirizzo di Comunicazione e Mass Media e ne sono contenta. Tutto torna. Come diceva Friedrich Nietzsche “diventa ciò che sei“. Con la creazione di questo blog mi sento inserita nel flusso della comunicazione di massa che cambia e si evolve con la società e la tecnologia, in più vivo in un contesto estero, tutto ciò mi affascina. Detto questo ci tengo ad aggiungere che la laurea in Sociologia mi ha aiutato a comprendere ciò che mi sta intorno, anche il contesto di una mamma all’estero. Secondo me imparare a rispettare la cultura e la società dove si vive è la prima condizione per una migliore integrazione per se stessi e per i propri figli. Consiglio alle mamme all’estero, che hanno, come so bene, poco tempo per se stesse, di usare ogni momento che possono per osservare con occhio e animo attento la società nuova dove vivono, di provare a integrarsi il più possibile, per esempio imparando bene la lingua del posto, rispettando e partecipando alla cultura locale, conoscendo mamme della nazione ospitante e non solo quelle compatriote. Dico questo perché vivo a Barcellona, che prima di tutto è Catalogna e poi Spagna. In questa città quasi tutti gli stranieri imparano prima lo spagnolo (il castigliano), la lingua ufficiale nazionale, poi il catalano, la lingua ufficiale della Comunità Autonoma della Catalogna, ma sono pochi quelli che adottano anche questa seconda scelta. Quasi tutti si fermano allo spagnolo. Ho sentito il parere di vari italiani che si rifiutano di imparare le due lingue, per varie ragioni. Personalmente rispetto le scelte di queste persone, comprendendo i loro motivi, ma penso che bisogna cercare di fare uno sforzo in più per integrarsi al meglio. Secondo me imparare anche la seconda lingua, nel mio caso il catalano, mi permette di dare un esempio in più ai miei figli, nel senso che gli insegno ad avvicinarsi il più possibile alla mentalità del posto e a rispettarla. Il bambino pensa, lo fa mamma, lo faccio pure io. Per quanto mi rigurada studio il catalano da ormai un anno e mezzo. Sono contenta di farlo, mi ritaglio un tempo che è solo per me, un motivo in più per far vedere ai miei figli che mamma si impegna sia nei lavori di casa, sia nello studio. Ciò permette di avvicinarli alla cultura del posto, per ottenere una migliore integrazione e comprensione di questa cultura diversa da quella italiana. Entrambi i miei figli sono nati a Barcellona, perciò apprenderanno con più rapidità a scuola il catalano, lo spagnolo e l’inglese, ma parlando a casa solo l’italiano, loro saranno per cultura per metà italiani e metà catalani. Insomma mamme e papà all’estero, ricercare un buon esempio di intergrazione per i nostri figli comporta pure un miglior modo per accettare e farsi accettare da una cultura diversa da quella che si respira a casa. Ci tengo a dire, soprattutto in questi tempi, che secondo me le diversità culturali sono delle grandi risorse e bisogna integrarle. Barcellona è una città dove finora mi sembra che varie culture convivino abbastanza bene insieme, supervisionate dalla cultura catalana. Che dire, da mamme all’estero lo studio non finisce mai!

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Chiara Elia

Nasco a Roma il 18 gennaio 1980. Ho due bambini piccoli, una femmina e un maschio. Sono laureata in Sociologia indirizzo di Comunicazione e Mass Media (tesi di laurea in Sociologia della Famiglia). Ho pubblicato tre libri di poesie, due di favole e un romanzo. Vivo a Barcellona dal 2013. Parlo italiano, inglese, spagnolo e catalano. Ho studiato danza flamenca per più di dieci anni.

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