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Sprazzi di vita di coppia in terra straniera

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La vita di coppia in terra straniera è un equilibrio tra le parti. Il fatto di essere da soli comporta sacrifici e a volte subentrano con più facilità stress e incomprensioni, purtroppo. Partiamo dall’idea che non tutte le coppie sono uguali e che ogni persona è differente, continuo affermando che è un continuo impegno quello di “mantenere la calma” nella coppia, provvedendo alle esigenze prima della famiglia, poi dei singoli individui, infine della coppia stessa. Di questo si parla, di equilibri tra le parti, dei ruoli sociali messi in gioco. La vita ci propone come su di un grande palcoscenico continuo e rinnovabile tanti copioni, ai quali dobbiamo rispondere con adeguato grado di professionalità: siamo madri, siamo padri, ma anche liberi professionisti, lavoratori, artisti, datori di lavoro, amici, zii, confidenti, fratelli, sorelle, fidanzati, conoscenti… Insomma la società al giorno d’oggi, con il suo lato polisemico ora frenetico, ora veloce, ora rapido, ora rilassato, ci vuole quasi sempre al massimo delle prestazioni, ma in modo freddo ed efficiente. Ci saranno giorni più “leggeri” e altri in cui si accumula stress. Gli alti e bassi della vita, li chiamo io. Che parte hanno i sentimenti e le emozioni? Secondo me quello che deve essere presente in modo chiaro nella testa di entrambi i componenti di una coppia è il rispetto per la natura delle parti. Mi spiego meglio. Parafransando il sociologo e autore del libro “L’arte di amare”, che consiglio di leggere, Erich Fromm con una metafora ci spiega tra le altre cose che chi è melo deve diventare un buon melo e chi è una fragola una buona fragola, senza cercare di cambiarsi a vicenda, creando ulteriori stress e conflitti verbali. Accettarsi è la seconda regola da attuare in una coppia di persone che si amano. L’amore è la prima. Dopodichè subentra la comprensione, il sostegno reciproco, il dialogo etc etc… A mio marito ricordo spesso, ora sei tu la mia famiglia. Questo concetto diviene più forte all’estero, perché oltre ad aver deciso di vivere insieme e di formare una famiglia con dei figli, si vive la quotidianità sapendo di dovercela fare solo grazie alle proprie risorse, con i pro e i contro che ciò comporta. Sarà a volte faticoso, ma la soddisfazione che se ne ricava è grande, non trovate?

Ogni coppia vive il suo essere da soli all’estero in modo diverso. Forse alcune di esse saranno anche scoppiate a causa della troppa responsabilità. Senza dubbio ci sarà chi come noi ha rinunciato ai propri interessi per almeno i primi tre anni di crescita dei propri figli. Adesso, dopo cinque anni, sto rimettendomi in marcia e sto riappropriandomi di quelli che erano i miei interessi, la nascita di questo blog ne è un esempio! Per fortuna durante la mia prima giovinezza (non ho ancora quaranta anni e vorrò sentirmi giovane anche dopo averli compiuti, se Dio vuole, ma in una seconda fase, differente) di situazioni ne ho vissute, di viaggi ne ho fatti diversi, ricordo di tanti aperiviti con le amiche, di cene fuori con gli amici, e poi cinema, teatro, mostre, concerti, insomma a Roma ho vissuto pienamente, ho fatto le mie esperienze e quando sono diventata madre cinque anni fa a Barcellona ho scelto di dedicarmi interamente ai bimbi, mettendo per il momento da parte quello che mi piaceva fare di più da ragazza, per esempio, leggere molto fino a ventidue libri all’anno, studiare la danza flamenca, praticare yoga, dipingere etc etc… So che tornerò a dedicarmi a tutto ciò prima o poi. Adesso mi concentro sul presente, ora ci sono altre priorità che ho scelto di mettere davanti al resto. Siamo in continuo cambiamento. Con questo voglio dire che mi sono sentita di fare così, perché avevo realizzato prima della maternità tutto ciò che mi ero prefissata per la mia crescita personale: diploma, laurea, master, conoscenza di me stessa e del mondo, indipendenza economica dai diciannove ai trentaquattro anni. Ciò che è stimolante per andare avanti con curiosità è sapere che non si finisce mai di imparare. Lasciare per il momento i miei interessi non mi ha fatto soffrire, perché sapevo essere un stop momentaneo. La maternità e la cura dei miei figli a tempo pieno veniva prima. La stessa cosa è successa a mio marito. Con ciò vorrei aggiungere che queste sono scelte molto personali. Ognuno decide rispetto alla sua storia di vita. Ci tengo a dire però che quando si fa un figlio si passa dall’altra parte, nel senso che prima sei solo figlio di qualcuno, poi acquisisci un altro ruolo sociale, che prima potevi solo immaginare, ma nella realtà viverlo è differente. Si passa dall’essere figlio, fase egoistica, all’essere genitore, fase altruistica. In tutto ciò c’è anche la coppia. Dove la si colloca? Parlo di altruismo e di egoismo nel senso che quando si è da soli senza figli il tempo è ripartito solo per le proprie esigenze, quando invece arriva un figlio di solito si pensa prima a lui e tutto cambia. E la coppia? Non so se a voi che leggete vi sia capitato, ma quando mio marito arriva a casa vorrebbe parlare della sua giornata. No! Gli esclamo. Aspetta, prima parla con i bambini, chiedi loro com’è andata la loro giornata. Così facendo piano piano ci siamo ritrovati a decidere di rimandare le nostre chiacchiere a dopo, a quando cioè i bimbi vanno a dormire. E lì ci si apre la serata. Parliamo, mangiamo, ci confrontiamo. Impossibile farlo prima. I bambini sono egocentrici per definizione soprattutto per i primi sei anni di vita, perciò è normale, secondo me dare a loro la possibilità di esprimersi, noi parleremo dopo. Commento che ci sono vari adulti che questa fase dell’egocentrismo non l’hanno ancora superata, ed è probabile che ciò si rifletta nel rapporto di coppia. Lasciamo stare la polemica. Tornando agli equilibri della coppia, all’estero la situazione è più dura da organizzare. Se non hai nonni o parenti che ti possano tenere i figli il fine settimana, o rinunci ad uscire la sera, almeno per i primi anni, oppure chiami una babysitter e vai dove vuoi, oppure terza opzione ti porti la prole al seguito. Mio marito e io abbiamo scelto di evitare, per ora, non si può sapere in un futuro come andrà, di chiamare la babysitter per uscire da soli. Ne approfittiamo solo, da circa un anno a questa parte, quando vengono a trovarci a Barcellona dall’Italia le “nonne volanti” per farci una passeggiata insieme, per andare a un concerto, al cinema, o semplicemente per chiacchierare davanti a una birra guardandoci negli occhi. Questo ossigeno che ogni tanto ci concediamo nutre la coppia. Purtroppo nel nostro caso non si può ripetere spesso, ma chi si accontenta gode. Che ne pensate? Ci sono inoltre quei casi in cui se la coppia non esce da sola rischia di scoppiare, altri casi in cui se la madre non si ritaglia dei suoi momenti da sola diventa nevrotica, e a quel punto forse meglio il figlio con la babysitter e la mamma che torna rigenetata dalla sua attività in solitaria. In questo caso per voi si parla di egoismo o di altruismo? Anche in questo caso le sfaccettature sono molteplici, ma tre sono i punti che ci tengo a evidenziare:

  1. Nella coppia, come mi suggeriva il mio amato papà con una mano sulla spalla ogni volta che lo salutavo per ritornare a Barcellona, ci vuole COMPRENSIONE.
  2. Se vogliamo crescere dei figli sereni siamo noi genitori che dobbiamo sottostare alle loro esigenze e non viceversa. Questo vuol dire ALTRUISMO.
  3. Di conseguenza, l’ideale sarebbe diventare genitori quando tutti e due i componenti della coppia abbiano superato e risolto le loro immaturità, o meglio quando abbiano conseguito una piena REALIZZAZIONE personale.

Concludo aggiungendo che l’amore vince su tutto AMOR OMNIA VINCIT, come recitavano i latini, e che la comunicazione chiara nella coppia è sintomo di legame e di interesse sia nei confronti degli individui che la compongono, sia nei confronti dei membri della famiglia.

Adesso forza con i commenti. Siete invitati a lasciarne qui sotto!

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Chiara Elia

Nasco a Roma il 18 gennaio 1980. Ho due bambini piccoli, una femmina e un maschio. Sono laureata in Sociologia indirizzo di Comunicazione e Mass Media (tesi di laurea in Sociologia della Famiglia). Ho pubblicato tre libri di poesie, due di favole e un romanzo. Vivo a Barcellona dal 2013. Parlo italiano, inglese, spagnolo e catalano. Ho studiato danza flamenca per più di dieci anni.

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4 Risposte

  1. Chiara ha detto:

    Ciao Chiara, vivere all’estero richiede davvero tanto coraggio, tanta determinazione e forza di volontà. Vi ammiro molto: siete riusciti a trovare un equilibrio sano per voi e per i vostri bambini. A volte, certo, è necessario pensare un po’ a sé e alle proprie necessità per essere genitori e individui soddisfatti e trasmettere serenità ai propri figli: una mamma è un papà appagati e soddisfatti crescono figli equilibrati. Grazie per questi interessanti spunti di riflessione.

  2. Cristina ha detto:

    Brava Chiara quando ti leggo mi ritrovo in quello che dici al cento per cento! Lo sai bene anche tu che viviamo la stessa cosa…….

    • Chiara Elia ha detto:

      Ciao Cristina, grazie per avermi lasciato un commento all’articolo. Mi fa piacere che anche tu come italiana residente in Canada ti ritrovi in quello che scrivo. Continua a leggere i miei articoli e a lasciare commenti!

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