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Nuove abitudini positive per non essere “positivi” al SARS CoV-2

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“Non tutti i mali vengono per nuocere”, così recita uno dei proverbi italiani. Con rispetto parlando per le vittime del coronavirus (Covid-19 o SARS Cov-2) di questi ultimi mesi e per le loro famiglie, c’è da dire che l’uomo, come animale sociale, dal punto di vista sociologico sta rispondendo bene a queste misure di quarantena prese in Italia e in Spagna, denominate rispettivamente #iorestoacasa e #quedateencasa . Mi viene da chiedermi, forse gli unici liberi di muoversi sono i proprietari delle barche a vela? Stiamo notando quanto le nostre abitudini sociali stiano cambiando. Da una parte bisogna considerare anche i lati positivi di questi nuovi ritmi di vita imposti. Lo stare forzatamente a casa forse all’inizio ci ha destabilizzato, non essendo apparentemente una nostra scelta, ma più i giorni passano, più ci stiamo rendendo conto che farlo comporta una responsabilità sociale, una scelta, che va oltre all’individuo, e da una parte accettarlo ci rende sereni. Attraverso la coscienza di ognuno di noi potrà crearsi un ulteriore stadio sociale, dove riprenderemo in mano con libertà la vita di prima, forse apprezzandola di più, non percependola come un fatto scontato, ma come un dono da scoprire. Grazie alla decisione di ognuno di noi di partecipare alla quarantena potremo combattere la battaglia. L’essere umano contro il coronavirus, una guerra che dobbiamo vincere uniti, senza ansia, ma con consapevolezza. Lo stare a casa ci sta facendo riscoprire delle abitudini legate forse a uno stile di vita di altri tempi andati. Il filosofo tedesco F. Nietzsche lo chiamava “l’eterno ritorno”. Se guardiamo alla storia noteremo che le vicende di rinascita si alternano a quelle di buio sociale. Ora per forza maggiore siamo costretti a svolgere le attività casalinghe o lavorative con calma, a pulire e a sterilizzare tutto, molto di più di quanto prima già facessimo. Penso alle città di Roma e Barcellona e mi immagino quanto debbano ogni giorno sbrilluccicare di più perché più pulite. Questo è più un pensiero utopico, magari funzioni, che si trasformi in realtà. Ci voleva il coronavirus per rimettere a posto le città e ripulirle dalla spazzatura?

Ironia sulla copertina dei Beatles, a distanza

Con queste nuove misure in stato di allerta virus non ci si può baciare, tenersi per mano, abbracciare, parlare da vicino, mantenere le distanze di sicurezza, prendere apertitivi, etc etc, insomma la socializzazione in modalità “faccia a faccia” è stata sospesa fino a tempo indefinito (speriamo duri poco). La maniera per sentirsi connessi gli uni dagli altri è data dalle tecnologie comunicative, grazie ai social, alle app come Whatsapp, a piattaforme sociali come Facebook possiamo rimanere uniti e comunicare. Questo è molto importante e non è neanche scontato, fino a qualche anno fa non erano così presenti nella nostra quotidianità. Il progresso sociale sul lato comunicativo mi ha sempre affascinato, è quello che d’altronde ho studiato all’università. Queste riflessioni mi escono spontanee dal cuore, non posso non passarle nero su bianco, come dice in gergo colui che vuole scrivere. Tra le tante battute, foto allegre e simpatiche, che girono sui social e che mi sono arrivate in questi giorni, ho notato anche inviti a Flash Mob per mobilitare la sensibilità per creare energia collettiva. Penso che questa ci contagi, ma è un contagio che ci fa bene. Cito per esempio quel messaggio che richiamava tutti a suonare sui balconi alla stessa ora oppure quella che ci esortava ad appaludire per il personale sanitario, che lotta in prima linea per tutti noi. Tutto ciò serve per sdrammatizzare la situazione sociale nella quale tutti ci troviamo per la prima volta, ma anche per fare colla sociale. Di solito non sono un’amante delle cosidette catene di sant’antonio, ma penso che in questo momento servano per ribadire che ora noi tutti facciamo parte di un’unica squadra che gioca per vincere la partita contro questo piccolissimo, ma potentissimo avversario quale il Covid-19.

Ironia da parte dei romani, che durante la vita normale passano molte ore bloccati nel traffico del Grande Raccordo Anulare

Penso che sia importante informarsi e documentarsi bene, rimanere in casa e fare il proprio dovere, ma allo stesso modo lo sia anche cercare di pensare che andrà tutto bene. Ieri mi stavo immaginando il primo sceneggiatore che produrrà una nuova serie chiamata “il re dei virus” o “Allarme Covid-19”, insomma alla “Chernobyl”. Mi auguro che tra qualche mese, se Dio vuole, potremo osservarla con occhi diversi. La speranza e l’ottimismo devono seguire accanto a noi, #andràtuttobene .

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Chiara Elia

Nasco a Roma il 18 gennaio 1980. Ho due bambini piccoli, una femmina e un maschio. Sono laureata in Sociologia indirizzo di Comunicazione e Mass Media (tesi di laurea in Sociologia della Famiglia). Ho pubblicato tre libri di poesie, due di favole e un romanzo. Vivo a Barcellona dal 2013. Parlo italiano, inglese, spagnolo e catalano. Ho studiato danza flamenca per più di dieci anni.

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