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Consigli per affrontare lunghi periodi in casa all’epoca del Covid-19

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Oggi vorrei far partire le mie riflessioni sull’epoca attuale della quarantena a casa da dei versi latini, che mi hanno sempre affascinato: beata solitudo, sola beatitudo. Ecco, tutti noi che abbiamo studiato la storia antica sappiamo quanto gli Antichi Romani fossero un popolo attivo, al quale piaceva fare i banchetti, frequentare le terme, partecipare al Senato, recarsi al Foro, insomma anche all’epoca si faceva molta vita sociale, ma filosoficamente erano già noti anche gli effetti positivi dello stare in solitudine (di tanto in tanto, tra una guerra e l’altra). Credo che fin dalla tenera età dovremmo insegnarlo anche ai nostri figli. Imparare a stare bene da soli, a sapersi intrattenere con se stessi è molto importante. Regaliamo ai nostri piccoli la possibilità di capire che per stare bene non abbiamo bisogno sempre della compagnia di un’altra persona, ma siamo noi stessi la persona che ci intratterà di più, da qui la necessità di starci bene. Questi percorsi psicologici di consapevolezza si sviluppano in ognuno di noi in maniera differente (se si sviluppano) nel corso della vita.

Quando stavo al liceo classico, per esempio, mi ricordo che mi colpì un aforisma in greco antico di Socrate, che recitava “conosci te stesso”. Ecco, secondo me questo è L’AFORISMA per eccellenza. Se impariamo a conoscerci, sarà più facile accettarci, imparare a perdonarci e iniziare a essere i nostri migliori amici, cioè amarci più di quanto possa fare un’altra persona nei nostri confronti.

Dopo questa introduzione su quanto sia importante saper stare da soli, vorrei riportare l’argomento sul periodo attuale di forzata quarantena a casa. Forzata fino a un certo punto, visto che stiamo scegliendo come indvidui di fare collettività, di unirci in una battaglia comune contro un nuovo virus molto contagioso, rimanendo barricati ed evitando così altri contagi. Ecco, questo è l’aspetto positivo sul quale dobbiamo soffermarci. Non ci dobbiamo concentrare tanto sulla paura (fisiologica e normale fino a un certo senso) di uscire perché potrebbe causarci il contagio, ma spostare l’attenzione sul fatto che non uscendo stiamo aiutando la collettività, proteggendo le persone più a rischio ( da qui il pensiero positivo). Un altro modo per non alimentare stati di ansia è di informarsi sullo stato del coronavirus solo una volta al giorno, evitando di alimentare stati di preoccupazione stando sempre connessi ai siti che ne parlano. Il resto del giorno saremo occupati in altre attività quali il lavoro da casa, i compiti per i bambini e ragazzi, attività manuali e per la forma fisica, lettura, scrittura e altro, l’uso dei social per connetterci con le persone care. Meno male che viviamo in un’epoca tecnologica della comunicazione di massa digitale che ci aiuta a stare emotivamente più vicini, più lì, a essere più empatici gli uni con gli altri.

Secondo me un altro aspetto da sottolineare è creare in casa uno spitito da gruppo unito. Capire che stiamo tutti nella stessa situazione crea una colla che ci rafforza. Certo, vivere in alcune famiglie sarà più sereno che vivere in altre, ma secondo me questo potrebbe essere il tempo del riscatto, forse dei chiarimenti, forse delle soluzioni ai problemi, di sicuro del dialogo. Bisognerebbe stipulare una tregua tra le parti in conflitto, nel senso, di cercare di passare del tempo insieme pensando come una squadra unita e invincibile.

Un altro consiglio è quello di costruirci una quotidianità scandita da intervalli con dentro varie cose da fare. Questo soprattutto per i bambini che hanno bisogno di una routine, perché gli conferisce sicurezza. Infine vorrei aggiungere un’altra cosa, continuiamo ad avere un pensiero positivo in generale, dalla mattina alla sera, ottimista per trasmettere speranza a noi stessi e alle persone con le quali ci mettiamo in comunicazione o meglio con le quali viviamo. Sarà meglio per tutti. In questi giorni di lunghi periodi a casa tutto il Pianeta Terra è unito e solidare, dobbiamo pensare che ce la faremo e ne usciremo più forti di prima, ne usciremo in tutti i sensi . Per oggi dalla mia casa di Barcellona è tutto, “passo e chiudo”. Alla prossima connessione collettiva, intanto coraggio mondo, andrà tutto bene.

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Chiara Elia

Nasco a Roma il 18 gennaio 1980. Ho due bambini piccoli, una femmina e un maschio. Sono laureata in Sociologia indirizzo di Comunicazione e Mass Media (tesi di laurea in Sociologia della Famiglia). Ho pubblicato tre libri di poesie, due di favole e un romanzo. Vivo a Barcellona dal 2013. Parlo italiano, inglese, spagnolo e catalano. Ho studiato danza flamenca per più di dieci anni.

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