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Autocontrollo

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Oggi mi è capitato al parco di assistere a delle scene di una madre abbastanza aggressiva con la propria figlia. Mi è venuto quasi il mal di pancia, la voglia di intervenire era tanta, ma per educazione ho preferito non dire nulla.

Questa bimba era piccola, avrà avuto più o meno 2 anni. Era lagnosa, litigava spesso con il suo compagno di gioco, mi faceva tanta tenerezza perché la mamma le si rivolgeva con fare aggressivo, tono troppoalto e stizzito, secondo me, tanto che a un certo punto anche i miei figli, comodi e dondolanti sull’altalena, mi hanno chiesto delle spiegazioni. Ora ci tengo a dire che questo articolo non è per giudicare quella mamma o quella figlia; noi tutti siamo imperfetti e gli errori sono dietro l’angolo. L’unica cosa che mi preme oggi è scrivere e riportare un fatto per cercare uno spunto di riflessione. Quella bambina piangeva, la mamma la maltrattava, la strattonava, e questa bambina piangeva. Voleva solo andare sull’altalena, ma la mamma la strappava da lì e le inveiva contro parole con un tono di voce aspro e scostante. Ho cominciato a sentire un malessere interno, che mi cresceva alla vista di quel comportamento. Mia figlia di quasi sei anni ad un certo punto che mi ha detto: ” mamma, ma esistono anche le mamme cattive?” A quel punto le ho risposto:” no, le mamme non sono cattive, solo che alcune hanno maggior o minor pazienza”. Tradotto, sono più o meno dure e aggressive, hanno più o meno autocontrollo.

Ora, partiamo dall’idea che noi mamme siamo tutte diverse, che veniamo da un bagaglio culturale, educativo, affettivo e sociale differente l’una dall’altra, però credo che il comune denominatore sia il bene, l’amore che vogliamo ai nostri figli. Su questo siamo tutte concordi, come sul fatto che spesso ci sentiamo stanche, snervate, bisognose di fare altro che non sia stare attente ai nostri figli, qualcosa che sia solo per noi. A volte è faticoso, lo so, ma nulla autorizza a maltrattare i figli. Insomma ci saranno donne alle quali la pazienza sorge con più facilità, mentre ad altre di meno. Con questo voglio dire che i destinatari, i figli appunto, percepiranno linguaggi comunicativi/affettivi diversi a seconda di come gli parliamo, di quale modalità comunicativa usiamo con loro. Chi semina raccoglie. Un conto è che io mamma mi rivolgo a mio figlio con un tono calmo, una altro è farlo con un tono agitato, scocciato, arrabbiato e frustato. Perché di questo si tratta, di frustazione. Che colpa ne ha quella bambina se la mamma manifesta dei comportamenti di insoddisfazione barra frustazione? Che colpa ne hanno i figli di essere venuti al mondo? (Perché spesso di questo si tratta, di colpevolizzarli di non avere più la nostra libertà, quella del tempo giovanile, quando non si era genitori e ci si ricorda più “spensierati”, ma lo eravamo davvero?). I bambini non hanno mai la colpa, ci tengo a dire questo, lo vorrei scrivere a lettere cubitali, anzi, ora lo faccio.

I BAMBINI NON HANNO COLPE

Ecco, possono fare delle marachelle, che magari sono solo degli esperimenti che stanno facendo per capire la realtà circostante, che poi dobbiamo ripulire noi d’accordo. A volte ci affaticano con le loro troppe energie, perché non stanno mai fermi, ma quello è il loro comportamento, ma anche questo vuol dire essere bambini, muoversi, saltare, correre, arrampicarsi e noi da adulti abbiamo l’obbligo di educarli, di rivolgerci a loro con toni da bambini, non parlandogli sbraitando come a dei piccoli adulti. Quello che voglio dire è sottolineare l’autocontrollo, che noi genitori dobbiamo mantenere davanti ai nostri piccoli. Lo so, a volte è difficile, in alcuni momenti in cui siamo più stanchi potremo perdere la pazienza, ma la modalità educativa quotidiana è quella del parlare calmi, con affetto, con amore. Quelle strattonate di questa mattina a quella bambina di due anni da parte della propria madre mi hanno fatto venire l’angoscia, povera stellina. Chissà se la madre, che teneva in braccio quella povera figlia piangente, avrà poi capito che quella sua bambina aveva solo bisogno di carezze forse di un abbraccio di rassicurazione? Carezze che poi sono arrivate, ma non le stava dando lei, invece in una posa indifferente e glaciale, ma un’altra signora, forse un’amica, che da lì dietro aveva capito che la bambina aveva bisogno solo di rassicurazione affettiva e non di astio, così le dava quelle carezze. Si può punire un bambino solo perché nel suo pianto disperato c’è la ricerca di una rassicurazione? I bambini sentono molto di più di quanto ci immaginiamo, sono gli adulti che a volte perdono questa capacità di empatia, volendo dei “figli soprammobili”, silenziosi, soffocati, tristi.

Essere genitori non è facile, ma dobbiamo fare di tutto per essere all’altezza di questo ruolo importante, lucente quanto una carica regale, della quale il tesoro più prezioso è sempre l’AMORE.

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Chiara Elia

Nasco a Roma il 18 gennaio 1980. Ho due bambini piccoli, una femmina e un maschio. Sono laureata in Sociologia indirizzo di Comunicazione e Mass Media (tesi di laurea in Sociologia della Famiglia). Ho pubblicato tre libri di poesie, due di favole e un romanzo. Vivo a Barcellona dal 2013. Parlo italiano, inglese, spagnolo e catalano. Ho studiato danza flamenca per più di dieci anni.

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2 Risposte

  1. Elisabetta ha detto:

    Concordo con le tue riflessioni, educare con amore ed empatia è rispettare il piccolo umano che sta crescendo ma dal tuo racconto si evince che chi sta veramente male è la mamma; chissà che disagi sta vivendo chissà se è sola a crescere una figlia se lavora se è in salute se in terra straniera….da madre ho cresciuto mio figlio con amore e tanto istinto, un po’ come gli animali ho cercato di intuire i suoi bisogni le sue difficoltà ma non ho mai nascosto la mia naturale indole ho pianto riso urlato litigato amato dialogato …l’autocontrollo arriva quando lucidamente si comprende di stare eccedendo ma se si sta male è difficile tenere sotto controllo gli istinti. Penso che quella donna ha bisogno magari di un sostegno di una carezza la stessa che non riesce a dare a sua figlia

    • Chiara Elia ha detto:

      Ciao Elisabetta, grazie per aver lasciato un commento. Capisco il tuo punto di vista. Se cresciamo bambini sani diventeranno adulti sani. Penso che sia responsabilità di noi adulti saperci adattare alle esigenze dei bambini, a volte sacrificandoci, e non il contrario. Certo, questo avverà se l’adulto avrà superato a sua volta i suoi problemi emotivi.

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