“Il gioco del calamaro” arriva a ricreazione
Barcellona, Catalogna, Spagna. L’altro giorno tornando da scuola chiedevo a mia figlia come fosse andata e lei mi rispose tutto bene. Poi alla domanda: “A cosa hai giocato oggi al pati del menjador, cioè all’ora della ricreazione dopo la mensa?”, mia figlia risponde: “Abbiamo giocato al <<Gioco del calamaro>>”.
Rimango impietrita e rispondo sibilando:” Ah, il gioco del calamaro…” Poi ascolto mia figlia che continua a raccontarmi di che gioco si trattasse. Le spiego che conoscevo l’origine. Aggiungo che viene da una serie televisiva sudcoreana che sta su Netflix, no adatta ai bambini. Mia figlia ascoltava attenta la rivelazione. Poi tra me e me comincio a pensare: “Ma perché mai alcuni alunni delle elementari si ritrovano a conoscerla?”. Più tardi mia figlia mi spiega che il gioco consisteva in cantare una canzone e in fare le mosse simili al gioco che conosciamo tutti di “un, due, tre stella”, che in catalano è “pica paret“, ma con la simulazione di uno sparo di pistola verso il bambino che è da squalificare. Bruttino come gesto ludico, non trovate?
Ecco, è proprio questo a darmi fastidio. Come mamma e come persona sono sensibile a questi temi, penso che l’imitazione della violenza non è mai un gioco. Capisco che i bambini non lo facciano con malizia, ma rimane comunque un gesto acquisito che ha un significato violento.

Avendo una formazione sociologica, ci tengo che i miei figli apprendano a distinguere la realtà dalla finzione. Mia figlia ha concluso la descrizione del “gioco del calamaro” dicendomi che lo trovava pure noioso, anche per questo non ci avrebbe più giocato. Fiuuù, che sospiro di sollievo! Rimane il dramma dei bimbi che lo continueranno a vedere. Insomma, è possibile che siano già esposti alla violenza e ad acquisirne i comportamenti già da così piccoli, e a riproporli pure durante la ricreazione come se niente fosse?
Genitori fatevi avanti, i vostri figli hanno bisogno di voi. Ho fatto presente la questione durante la riunione tra la direttrice e le rappresentanti di classe, al turno di domande aperte, desideravo mettere sul tavolo una riflessione su questo tema. La direttrice mi ha spiegato che anche lei si sentiva preoccupata per questo fenomeno e che avrebbe cercato di sorvegliarlo. Come vi ho spiegato in altri miei articoli, secondo me una delle cose importanti da curare nella relazione con i nostri figli è il dialogo e la spiegazione della realtà. Loro hanno bisogno di noi per discernere il bene dal male, se non li aiutiamo in questo apprendimento, rischiamo di farli sentire confusi. Anche in questo caso penso sia importante parlare con loro, non lasciarli da soli con i loro dubbi e inquietudini, ma aiutarli invece a capire la differenza tra la verità e la menzogna, per renderli più disinvolti e sicuri per quando dovranno intraprendere delle scelte, per difendersi dall’inutilità delle finzioni, per diventare degli adulti cleali con se stessi e con gli altri. Costruiamo una società migliore?
Siete al corrente di questo fenomeno contemporaneo chiamato “Gioco del Calamaro”? È arrivato anche nella vostra scuola, che ne pensate?
Data 25/01/2022, ci tenevo a dire una cosa, dopo circa un mese da questo articolo ho voluto vedere con i miei occhi la serie “SquidGame”, ebbene mi è piaciuta molto! Intendiamoci, continuo a pensare che non sia adatta alla visione dei bambini, ma ho capito perché ha avuto tanto successo; secondo me, non tanto per la violenza gratuita, ma per la critica al capitalismo che c’è sotto, per la storia di un uomo dalla sensibilità umana, che si fa strada tra il cinismo dei potenti, insomma una sceneggiatura potente. Ci vedo tanti altri spunti di riflessione. In sintesi, lasciate lontani i vostri figli da SquidGame, però voi adulti buttateci un occhio, ne vale proprio la pena. Ah, una cosa, vi consiglio la visione in lingua originale, sudcoreano, con sottotitoli in italiano, si apprezza di più la bravuta recitativa degli attori. La fotografi poi, l’ho trovata fantastica. Lasciate qui un vostro commento.