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Come riattivarsi con Barcelona Activa

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Eccomi sono tornata. Emozionata. Come state? Dopo tempo che non potevo scrivere adesso mi prendo la mia rivincita e riparto. Cos’è successo? Varie cose, la prima la ricerca del lavoro, poi i mille impegni quotidiani. Più di un anno fa ho cominciato a inviare curricula per cominciare a smuovere le acque. Ebbene, mi sono scontrata con un mondo molto duro e spietato, troppo direi.

Oggi vorrei rivolgermi a quelle donne che come me hanno scelto di fare le mamme e tempo pieno per vari anni, e che poi hanno sviluppato la consapevolezza di ritornare a lavorare, di nuovo o in maniera diversa. Perché diciamocelo, stare a casa è già un enorme impegno; purtroppo però, non solo non è pagato, ma non è neanche riconosciuto come tale dalla società capitalistica patriarcale.

Di fatto, il mio è anche un appello femminista, (per carità, lo dico con rispetto e senza odio nei confronti degli uomini). Scrivere un articolo del genere per me significa donare voce a tutte quelle donne che per varie ragioni hanno dato la priorità ad accompagnare e guidare in prima persona (insieme al marito o compagno) i propri figli nella loro strada di crescita, con consapevolezza e altruismo.

Ora, non scagliatevi tutte contro di me, le altre dico, le mamme lavoratrici, che fanno i conti con il fatto che non hanno mai tempo. Insomma, ognuna fa le proprie scelte che porteranno frutti diversi. Chi ha deciso di non produrre profitto per la società capitalista, di fare (o essere?) una mamma a tempo pieno, l’ha fatto anche con coscienza (mi auguro). Sono consapevole che può sembrare paradossalmente anche un lusso, non tutte ce lo possiamo permettere.

Lo so a volte è dura, ma ci stiamo dedicando alla crescita degli adulti del domani, per una società migliore. Ciò una mamma a tempo pieno lo sa bene, per questo motivo mette enfasi sul desiderio di fare da guida esclusiva ai prori figli, di accompagnarli nella crescita, senza delegare questo splendido e unico ruolo a babysitter o a nonni.

La voglia di lavorare però che posto ricopre in questa scala di prorità? Chi ha voluto accompagnare personalmente e in prima linea, consapevolmente i propri figli durante i primi anni di vita rinunciando al lavoro, ha diritto di rientrare in società?

A quando pare, il capitalismo penalizza una donna che ha fatto questa scelta, perché la fa sentire sola. Ma non è sola in realtà. Questa donna è innanzitutto il manager della sua famiglia, diamole il valore che si merita. Purtroppo però la società attuale invece di premiarla dicendole: “Brava mamma a tempo pieno, ti sei dedicata allo sviluppo sano dei tuoi figli, ben fatto, ora torna a lavorare, benvenuta!”. Invece la fa sentire inadeguata, esclusa, perché non ha prodotto né guadagnato per qualcun altro, per un’azienda.

Perché più o meno è così se si sentivano stamattina le 10 persone che ho conosciuto durante un confronto tra donne/mamme/non lavoratrici a Barcellona, ognuna per un motivo diverso. Tutte persone di sesso femminile con molte capacità, ma che purtroppo per diverse situazioni pregresse si sono sentite tagliate fuori. Questo condividere e raccontarsi tra donne, lasciando fluire senza vergogna ciò che si sentiva, secondo me il nuovo femminismo contemporareo. Tutto scorre e cambia, osserviamoci.

Per questo motivo, oggi il mio grido di rivincita viene dal fatto che ho iniziato un percorso di coaching per donne con Barcelona Activa. Che cos’è? Barcellona, città dove vivo come sapete da quasi 10 anni, offre molti servizi di rinserimento nel mondo del lavoro, oltre che una mentalità parecchio femminista.

(Ref. Firmbee/pixabay)

Considerato il duro periodo nel quale ho vissuto negli ultimi mesi, durante il quale mandavo ogni giorno molti CV, facevo colloqui, arrivando anche alla fase finale di selezione, credendoci, per poi ricevere giornalmente due o tre email con il seguente messaggio: “Grazie mille per aver inoltrato la tua candidatura, ma abbiamo deciso di non seguire avanti con il tuo profilo”. Oggi mi porto dentro la consapevolezza che amo la persona che sono, e che per ora va bene così. A volte bisogna saper aspettare.

Molte e molti di voi diranno: “Beh, almeno ti hanno risposto!”, sì lo so, qui a Barcellona devo ammettere che la maggior parte delle volte ho ricevuto un feedback dalle imprese invece della completa ignoranza, quella che logora da dentro.

Ora, la mia storia mi suggerisce che sono andata contro corrente, per scelta, sono stata una ribelle, a mio modo sono rock and roll (crescere da sola i propri figli all’estero in una società che ti taglia fuori se non produci-consumi). Ma che cosa mi aspettavo dal capitalismo/patriarcato? Sono pure laureata in Sociologia!

L’anno scorso trovai un lavoro a progetto: SEO copywriter. Mi piacque tantissimo. Si trattava di scrivere articoli partendo da un brief di studio di parole chiave con intenzione SEO per un’impresa francese di mobili con sede a Barcellona per il mercato italiano. Splendido, avevo sognato tutto ciò e lo stavo facendo.

Mi sentivo bene, svolgevo giornalmente quello che mi piaceva di più, cioè scrivere. Mio marito stava di più con i bimbi, anche per lui è stata una scuola di vita! Ci eravamo invertiti i ruoli, siamo cresciuti in questi. Tra l’altro, questo è stato un grande tema in famiglia, ma parlandone con i figli, questo cambiamento di mamma che lavora fu be accetto. La meraviglia delle meraviglie. Poi purtroppo il lavoro finì, era a progetto, solo di tre mesi, perciò dovetti scendere dalla giosta…

Ora vorrei tornarci (sulla giostra – lavoro), chiaro, ma con coscienza che le cose accadono quando devono accadere, senza cadere nel vortice del sentisi fuori dalla società, del sentirsi inadeguate. La mia creatività e la mia determinazione già mi stanno portando verso altri lidi. Coraggio ragazze! E poi ci sono i buoni frutti sull’educazione dei miei due bambini, che già comincio a notare, allora il sacrificio è servito a qualcosa? Ne vogliamo parlare? Magari in un altro articolo.

Ma torniamo a noi. Oggi per me è un giorno di luce, dopo il brutto tempo arriva sempre il sole, emotivamente importante, perché attraverso un dolore personale sono tornata a scrivere su questo blog per dimostrare a me stessa, che pur stando alla ricerca di un lavoro, sono ancora quella donna che prese la decisione controcorrente di fare la mamma a tempo pieno per i primi anni di vita dei prori figli, e che anche per questo valgo. Non torno indietro, no, ma prendo consapevolezza che mi piace come sono fatta, ciò che so fare, quello che penso, aperta al cambiamento.

Ditemi voi chi di questi tempi fa una scelta simile? Mi sento in pace con me stessa, e oggi l’ho capito. La mia consapevolezza è venuta fuori dopo la seconda sessione di coaching per donne, organizzata da Barcelona Activa dove si è esplorato tanto, si è scavato molto, si è portato alla luce ciò che si era dimenticato, e tutto tra donne, persone che hanno raccontato con emozione le loro esperienze, accumunate tutte dalla voglia di lavorare, di sentirsi connesse, di sentirsi comprese.

Tutto ciò è super importante, ma credo che quello sul quale vorrei posare una lente di ingrandimento è la volontà di prendersi cura di noi stesse, di mettere in risalto quello che siamo, chi vogliamo essere, quello che ci piace fare, quello che sappiamo fare e che cosa è il lavoro per ciascuna di noi.

Le risposte che usciranno fuori vi soprenderanno. Osservatevi. Ciò che è venuto fuori da me stamattina l’ho guardato bene, senza giudicarlo, e mi è piaciuto perché mio. La prima sessione di coaching della scorsa settimana invece era stata più dura, magari ve ne parlerò in un altro articolo. Sono contenta che ho ricominciato a scrivere questo blog, e soprattutto di averlo fatto con un argomento come questo, come riattivarsi con Barcelona Activa , come riavvicinarsi al mondo del lavoro, prendendosi cura di noi stesse.

In conclusione, a voi che leggete e che condividete anche solo in parte ciò che avete letto finora, vorrei mandarvi un abbraccio pieno di speranza. Prendetevi cura di voi stesse e fate ciò che vi piace di più, ve lo meritate. Per oggi è tutto, ma a molto presto!

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Chiara Elia

Nasco a Roma il 18 gennaio 1980. Ho due bambini piccoli, una femmina e un maschio. Sono laureata in Sociologia indirizzo di Comunicazione e Mass Media (tesi di laurea in Sociologia della Famiglia). Ho pubblicato tre libri di poesie, due di favole e un romanzo. Vivo a Barcellona dal 2013. Parlo italiano, inglese, spagnolo e catalano. Ho studiato danza flamenca per più di dieci anni.

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2 Risposte

  1. Martina ha detto:

    Cara Chiara…il tuo post potrei averlo scritto io! Ho trovato tante di quelle cose in comune con te..che mi sono emozionata perche’ abbiamo avuto un percorso molto molto símile! Come te vivo all’estero, provincia di Barcellona..per anni ho fatto “solo” la mamma, per 10 anni. Un buco enorme nel currículum praticamente che mi faceva sentire a disagio in questa societa’ che sembra non accettare la scelta di accantonare la tua vita lavorativa per dedicarti alla famiglia..all’estero poi, da sola. L’anno scorso ho fatto il coaching a Barcelona Activa per donne, ed e’ stato molto molto importante per me, perche’ non mi sono sentita sola, ma capita e mi ha dato l’input per riniziare..quindi ho deciso di aggiornarmi, perche’ dopo tanti anni mi sentivo persa, non sapevo da dove iniziare per rinserirmi nel mondo del lavoro. Ho fatto un corso e ora sto prendendo un máster..e’ dura, ma sono molto felice perche’ sento di fare la cosa giusta nel momento giusto..nonostante la mia eta’! C’e’ tanta speranza e tanto coraggio! E tanta determinazione!
    Un abbraccio!
    Martina

    • Chiara Elia ha detto:

      Ciao Martina, caspita, abbiamo in comune parecchio, mi fa molto piacere! Innanzitutto grazie per aver lasciato un commento all’articolo e per aver condiviso la tua esperienza. Il tuo è un messaggio di speranza che si aggiunge a quelli inviati al cuore di chi cerca un cambiamento positivo, una rinascita. Si può fare, è dura, ma non siamo sole, e con il coaching di Barcelona Activa ciò diventa tangibile. Un abbraccio e in bocca al lupo per il tuo percorso!

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